Moto storiche Yamaha FZR 750 R

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Ufficialmente è nata per dettare legge nel settore riservato alle superbike, ufficiosamente è nata per dar filo da torcere alla Honda Rc 30 nel campionato riservato alle derivate di serie. Fu immessa sul mercato nel lontano 1989, altri tempi, ma la passione si sa non conosce limiti, nemmeno temporali.

All’epoca, il prezzo valeva la candela: ben 35milioni per accaparrarsi le prestazioni di questa quattro cilindri creata grazie all’utilizzo di materiali innovativi come magnesio e titanio, con componenti high level come le sospensioni Ohlins. Era un pezzo unico visto che ne furono distribuiti solo 500 esemplari all’anno.

Arriva ad una potenza di 120 cavalli che può raggiungere i 14mila giri/min garantiti dal propulsore quadricilindrico a 20 valvole e dal dispositivo Ex up allo scarico, il tutto senza accusare sobbalzi di sorta e soprattutto senza l’ausilio della moderna iniezione elettronica. Insomma un vero e proprio capolavoro di meccanica.

Ovviamente ad un motore così ben fatto corrisponde un’estetica che all’epoca era all’ultimo grido in fatto di bellezza e senso della dinamicità, dovuto al telaio Deltabox interamente in alluminio, il primo vero e proprio telaio da corsa creato dalla casa di Iwata.

A primo acchito, la OW 01, così era conosciuta, appare più ‘grossolana’, magari più ‘muscolosa’ dell’antagonista per eccellenza, la RC 30, ma grazie aduna ciclistica ottimamente bilanciata permette una guida altrettanto agile e veloce nei rettilinei. Qualche delusione però la raccolse nel mondiale Superbike con Fabrizio Pirovano che concluse al quarto posto nel 1989 e l’anno dopo si piazzò alle spalle della Ducati di roche che fu impalmata col titolo iridato. Questo animale da corsa fu messo da parte solo dopo tre anni dal debutto per far posto alla YZF 750, anche se il suo utilizzo fu limitato alla strada, seppur con forte inclinazione al settore corse. Solo nel 1999 Yamaha decise di dare un’erede alla Ow 1 con la OW 2 ovvero la YZF R7, che quell’anno debuttò nel mondiale Superbike.

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