La tragica morte del pilota Tomizawa nel Gran Premio di Misano della Moto2 avvenuta ieri, è finita sul tavolo di Paolo Giovagnoli, procuratore della Repubblica di Rimini, il quale dopo aver aperto un fascicolo d’inchiesta sulla morte del pilota giapponese, sta ora valutando quale ipotesi di reato formulare a carico di ignoti, anche se appare molto plausibile che si tratterà di omicidio colposo. Il magistrato, dopo l’ispezione esterna del corpo del giovanissimo centauro, eseguita oggi, disporrà a breve l’autopsia: a quanto si è appreso, si vuole accertare per prima cosa se possa aver avuto conseguenze sul decesso del pilota la caduta dalla lettiga dei soccorritori, avvenuta proprio perché uno di loro era inciampato nella ghiaia presente a bordo pista. Inoltre, attraverso la visione dei filmati della gara e le testimonianze raccolte dei soccorritori e dei responsabili del circuito e della Dorna che organizza il motomondiale, si cercherà di appurare se i soccorsi sono stati tempestivi e adeguati nei mezzi in dotazione e negli equipaggiamenti utilizzati. Sul circuito c’è stata anche un’ispezione della Polizia stradale di Rimini, come del resto avviene in ogni caso in cui ci sia un morto in un incidente stradale.
“La bandiera rossa è un gesto di protezione. Tutto si ferma per vedere di salvare un ragazzo di 20 anni, ma quando in pista sfrecciano altri piloti a velocità vertiginosa si può decidere di spostare il soccorso in una zona protetta. Sono delle scelte che i medici che sono a bordo pista possono fare“. Il dottor Claudio Costa della clinica mobile, intervistato questa mattina ai microfoni di radio Anch’io Lo Sport su Radiouno, è tornato a parlare dell’incidente mortale di ieri che ha visto protagonista Shoya Tomizawa e sulle polemiche seguite alla mancata interruzione della gara. “In questo caso non entro più nel merito di questa situazione perchè la cosa che mi ha affranto è che un ragazzo che espandeva profumo ha perso la vita a 20 anni. Tutti hanno lavorato con grande impegno a Misano e a Riccione, con tanto amore. Quando alle 14.19 Shoya ci ha lasciati sul lettino, gli sono stati tolti i macchinari, i tappi alle orecchie e qualcuno lo ha baciato in fronte sembrava che quel corpo sorridesse ancora. Nel paddock anche se non sarà più presente fisicamente, resterà il suo sorriso. Come reagiscono i piloti? C’è il dolore, ma loro sanno che giocano a scacchi col rischio e pericolo della morte e proprio per questo per me sono speciali. Loro inconsciamente con questa signora vestita di nero parlano“.
Molti addetti ai lavori sono pronti a leccarsi i baffi. E con loro i milioni di tifosi italiani e non di Valentino Rossi. Perché, come si suol dire, la pacchia per Jorge Lorenzo è (forse) finita. Questo perché al di là delle reali condizioni fisiche (non ancora ottimali) e della competitività (difficilmente da podio) che potrà esibire già sul tracciato del Sachsenring, Valentino Rossi in pista significa che i riflettori si sposteranno autometicamente dallo spagnolo per tornare ad inquadrare la Yamaha M1 del nove volte campione del mondo. Ma il pilota maiorchino della Yamaha, che durante l’assenza del compagno di squadra ha vinto tre gare di fila, scrolla le spalle e augura il bentornato al “Dottore“: Lorenzo può stare tranquillo, forte del vantaggio accumulato in termini di punti e non solo, anche se la casa giapponese e i media, nelle prossime gare saranno come detto concentrati prevalentemente sul rientro del Dottore.
Una notizia che sicuramente farà piacere a Valentino. La prossima settimana a Silverstone son sarà vuoto il suo box: le sue moto ci saranno. A rivelarlo è stato Lin Jarvis, managing director di Yamaha Racing. “Abbiamo deciso che rimpiazzeremo Valentino solo a partire dal GP di Barcellona – ha rivelato il manager inglese – ma porteremo comunque le sue moto in Inghilterra. Il suo box sarà regolarmente allestito in modo che i tifosi possa vederlo. Abbiamo deciso di sostituire Rossi solo a partire dal GP di Barcellona pe rispettare i nostri impegni con la Dorna, ma i nostri sponsor, e tutte le altre parte coinvolte, sono d’accordo. Per il 4 luglio avremo trovato il nome del pilota e per quel tempo tutto sarà pronto. Nel frattempo, ovviamente, lo staff di Valentino non sarà presente a Silverstone, quindi non ci sarà né Davide Brivio né Jeremy Burgess od i suoi meccanici. La squadra tornerà a Barcellona per assistere il pilota di supporto”.
Ramón Forcada, il capotecnico della Yamaha di Jorge Lorenzo, è convinto di sapere il motivo che ha annullato il gap tecnico tra Valentino Rossi e il pilota spagnolo. E Forcada ritiene che il tutto sia da ricercare nella questione del “muro” e del taglio di scambio dei dati tra Lorenzo e Valentino Rossi. Se infatti nel 2008 il muro divisorio all’interno del box era stato messo perchè i due piloti del Fiat Yamaha Team disponevano di pneumatici diversi (Bridgestone per Rossi e Michelin per Lorenzo), nel 2009 era stato dato comunque l’ok all’apertura dello scambio dati (c’era già il monogomma Bridgestone). Erano infatti molte le voci che davano Jorge Lorenzo competitivo grazie al poter “copiare” i settaggi di Rossi, ma i primi tre Gp del 2010, almeno al momento, stanno dando ragione al pilota maiorchino, che nonostante il “veto” della squadra di Rossi sullo scambio dati, non ha mai avuto particolari problemi di assetto o comunque di messa a punto generale della moto. Ecco comunque a proposito le parole di Ramón Forcada così come riportate dall’edizione online di “AS”. “Alla fine, tutto quello che è stato detto a proposito della telemetria si è rivelata una sciocchezza. Quello che il pilota vuole è per la sua squadra, ha la moto a proprio piacimento, non copia dall’altro. In Yamaha non sono stupidi e se fosse così facile avrebbero dato lo stesso setting a tutti i piloti. Noi non nascondiamo nulla, se vogliono vedere la nostra telemetria, si può vedere. E’ un problema psicologico. Ha cercato una battaglia psicologica con questa storia come è successo con altre cose. Nel 2008, non abbiamo potuto condividere, perché avevamo pneumatici diversi mentre l’anno scorso è stata condivisa ma non è stata determinante. Quest’anno non è condivisa e non ci siamo mai lamentati o preoccupati affatto. Al contrario, è stata una guerra psicologica che non ha vinto”.