Funerali di Super Sic, l’omelia del vescovo di Rimini. E Lorenzo chiede perdono

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«La sera prima dell’ultima gara hai detto che desideravi vincere il Gran Premio, perché lì sul podio ti avrebbero visto meglio tutti. A noi ora addolora non riuscire a vederti, ma ci dà pace e tanta gioia la speranza di saperci inquadrati da te dal podio più alto che ci sia». È questo l’ultimo passaggio dell’omelia del vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, durante il funerale di Marco Simoncelli svolto nella chiesa parrocchiale di Coriano.

«Lasciaci allora dire un’ultima semplicissima parola: addio Marco», ha aggiunto il vescovo. «È una parola – ha spiegato – scomposta dal dolore, ricomposta dalla speranza, a Dio». Terminato il discorso, l’assemblea si è aperta in un ampio applauso: uno dei primi a rispondere alle parole del vescovo, battendo le mani, il padre del pilota, Paolo Simoncelli. «Gesù – aveva detto Lambiasi poco prima – è sempre là, all’imbocco del tunnel della morte, pronto per afferarci e darci un passaggio diretti al cielo, per godere la gioia senza più se e senza ma. Gesù che registra sul suo diario perfino un bicchiere d’acqua fresca dato con amore, domenica stava là, a dire a Marco: grazie, per tutte le volte che mi hai abbracciato nei fratellini disabili della piccola famiglia di Monte Tauro. Grazie Marco, per tutte le volte che ci hai fatto divertire tanto quando hai partecipato alla gara delle caratelle nella festa patronale della tua parrocchia. Grazie, perchè tutte le volte che hai fatto queste cose ai miei fratelli più piccoli le hai fatte a me».

OMELIA SENTITA – «So di condividere con voi, spero con tutti, questa incrollabile certezza. Quando un nostro amico, come Marco, non vive più, in realtà vive di più». Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, si è rivolto con queste parole alla folla presente a Coriano. Il vescovo ha tenuto un’omelia commossa, durata circa dieci minuti. Cominciata parlando ai familiari del pilota: il padre Paolo, la madre Rossella, la sorella Martina e la fidanzata Kate:

«Vorrei accostarmi al vostro dolore – ha detto Lambiasi, guardandoli – e vorrei farlo con tutta la tenerezza che voi meritate e con il garbo di cui sono capace. Non ho vissuto il dolore lacerante che vi brucia il cuore, ma permettetemi di venire a voi con l’abbraccio di tutti, la preghiera di molti». «Fate sottoscrivere anche a me – ha ripreso il vescovo – le parole di papà Paolo: “dicono che Dio trapianti in cielo i fiori più belli per non farli appassire”. Credo che sia così. Passatemi un pennarello per far firmare anche a me lo striscione “Marco, insegna anche agli angeli ad impennare”», comparso domenica sulla gradinata della chiesa.

TANTI APPLAUSI – «Ho incontrato Marco una volta sola, qualche mese fa, alla cresima della sorella Martina, ma ora che ho scoperto la sua schiettezza e la sua bontà, mi prende un amaro rimpianto: quello di non aver provato a diventargli amico». «Sono sicuro – ha proseguito – che un amico così libero, trasparente e generoso, non mi avrebbe respinto per il solo fatto di essere io anziano o vescovo, anzi con lui avrei potuto anche discutere e perfino litigare, di quelle belle litigate che si possono fare solo tra amici». Poi, Lambiasi ha anche chiesto all’assemblea di consentire anche a lui di farsi «percuotere il cuore da quella domanda inesorabile: perché Marco si è schiantato domenica scorsa alle 9.55 sull’asfalto dell’autodromo di Sepang? Io non posso – ha detto il vescovo – cavarmela ora con risposte preconfezionate». «Il mio animo – ha continuato – si ribella all’idea volgare di un Dio che si autodenomina ‘amante della vità, che mi si rivela come il Dio che ‘ha creato l’uomo per l’immortalità e poi si apposta dietro la curva per sorprendermi con un colpo gobbo o una vile rappresaglia. Permettetemi di ridire sottovoce a me e a voi qual è questa benedetta volontà di Dio, con le parole pronunciate un giorno da suo Figlio sotto i cieli alti e puri della Palestina, mentre a Rimini si stava ultimando il ponte di Tiberio: “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato. Che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno”». «Gesù – ha aggiunto – stava lì, pronto per impedire che Marco cadesse nel baratro del niente e per dargli un passaggio alla volta del cielo». Al termine della messa, un enorme applauso ha inondato la chiesetta del paese e la gran folla rimasta fuori.

Molti colleghi di Simoncelli gli hanno lasciato toccanti messaggi. Su tutti quello del suo ‘rivale’ Lorenzo: “Ti ricorderò sempre, perdonami per aver discusso con te“. A scrivergli anche Valentino Rossi (“Mi manchi“) e Dovizioso (“Sei forte, mi hai sempre spronato ad andare più forte. Ciao Marco“).

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