Stoner batte Rossi firmato Livio Suppo

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L’aneddoto lo racconta Livio Suppo a Riders Italian Magazine. Era il 2006 è un pulcino di nome Casey Stoner bussò alla porta della Ducati per chiedere l’autografo di Loris Capirossi. Non solo: nell’intervista concessa dal team manager della Honda HRC, si evince il Suppo pensiero: se Casey Stoner vince e si laurea campione della MotoGP è perché è più forte degli altri centauri, ivi compreso Valentino Rossi. La Ducati?

Per Suppo va tanto male perché a Borgo Panigale si è voluto strafare: non gli è bastato accontentarsi di prestazioni nella norma ma avendo Rossi in squadra hanno provato a osare. Ed è andata male. Ancora, due indicazioni per i piloti del futuro:

“Il più interessante del momento – dice Suppo – sanno tutti chi è: uno spagnolo molto vicino alla Repsol, Marc Marquez. Dopo di lui viene Maverick Viñales in 125″.

Non è la maniera per riscrivere i progetti Honda più imminenti, visto che Suppo ha la fortuna di avere il migliore in circolazione e che, Casey Stoner, lo coccola con enorme stima:

“Nel 2005 avevo conosciuto il papà di Casey. Mi piaceva già Casey, si vedeva che era una bestia. Quando con Gibernau non abbiamo trovato l’accordo economico, con Domenicali ci siamo detti: proviamo il ragazzino. Lui era un rookie nel team di Lucio Cecchinello. Faceva paura: aveva saltato i test invernali perchè s’era rotto una spalla ma era arrivato sesto alla prima gara, quinto con partenza in pole alla seconda e secondo alla terza. Che fosse un fenomeno non c’era dubbio”.

Da qui, l’aggancio per l’aneddoto più curioso: quella volta che Stoner chiese l’autografo a Capirossi:

“La prima volta che è entrato nel garage a Valencia, nel 2006, ha portato un modellino della Ducati per farlo firmare a Loris. Gli abbiamo chiesto se fosse per un suo amico e lui ha risposto che no. Era proprio per lui. Non lo dimenticherò mai”.

Fenomeno Stoner, parola di Suppo:

“Quando dicevano che vinceva grazie all’elettronica, alle gomme e al motore la sua colpa era una e una sola: quella di battere Rossi. Nel 2007 ha vinto dieci gare, anche in piste dove il motore contava poco. Quello è stato l’anno dell’apoteosi della difesa di Valentino, perchè nessuno accettava che ci fosse uno più forte di lui”.

Infine, piccolo excursus nei guai della Ducati:

“La mia sensazione è che, avendo Valentino, non si siano accontentati di performance, come dire, normali, ma che abbiano voluto fare anche di più di quello che era nelle loro possibilità. Io non ho mai visto la Ducati fare così tanti cambiamenti come quest’anno”.

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