
Nella seconda sessione di prove libere in Qatar sul tracciato di Losail, Casey Stoner migliora il tempo di ieri (1’57.053) e riesce a scendere sotto la barriera del 1’57. L’australiano è non l’unico a riuscirci perché Valentino Rossi, soprattutto nella seconda parte della sessione, si avvicina parecchio ai tempi del pilota Ducati, chiudendo in seconda piazza a soli 96 millesimi di secondo. Jorge Lorenzo e Loris Capirossi si giocano la 3ª posizione di questa FP2 proprio negli ultimissimi giri della sessione, con l’italiano a spuntarla per meno di un decimo di secondo. 4º lo spagnolo della Fiat Yamaha, ultimo a scendere sotto l’1’57.
Fantastica prova per Marco Melandri che con la Ninja ZX-RR dell’Hayate Racing Team torna a fare sul serio: per lui 5ª piazza con il tempo di 1’57.135. Colin Edwards (Monster Yamaha Tech3) conferma si la buona prova di ieri, migliorando di circa un decimo la sua crono del venerdì, ma questa volta chiude solo ottavo, preceduto dal pilota della Respol Honda Andrea Dovizioso (6º) e dall’australiano della Rizla Suzuki Chris Vermeulen.
Positiva la prova di Dani Pedrosa che trova la 12ª posizione a poco più di due secondi dal miglior tempo, mentre ancora molti problemi per Sete Gibernau che chiude in fondo al gruppo con la sua Ducati del Grupo Francisco Hernando.
Per un Valentino Rossi molto carico e fiducioso circa il buon esito del prossimo campionato del mondo, c’è un Casey Stoner, suo rivale, che certo non si rassegna alla prospettiva di prendere “paga” ad ogni Gran Premio, anzi rilancia candidandosi con convinzione al ruolo di antagonista se non proprio di favorito nella corsa al titolo. La stagione che scatta domenica prossima dal Qatar, vedrà ai nastri di partenza una Ducati determinata e – soprattutto – più matura di quanto non sia stata fino ad ora. Per non parlare del suo pilota di punta, Stoner appunto, fiducioso di aver imparato la lezione con le cadute dello scorso campionato e convinto di poter vincere la “guerra di nervi” lanciatagli da Rossi, anche con l’ausilio di una moto straordinaria.


Ci sono notizie tanto belle, tanto entusiasmanti, che anche a volerle tacere in ossequio ad un’esigenza – più che legittima – di mantenere protetta la propria privacy… Beh, esse proprio non riescono a rimanere dentro, nel cuore, ma “devono” essere esternate. Cosa c’è di più bello ed emozionante della nascita di un figlio, specie se primogenito? Le carezze al ventre della compagna, l’orecchio teso a sentire se il pargolo tira i primi calci, o forse solo a sentirselo già vicino come si vorrebbe che rimanesse quanto più a lungo possibile, l’entusiasmo nell’allestimento del lettino e del corredo di abbigliamento. Sono tutte gioie più grandi anche rispetto a quella che può donare il trionfo in un campionato del mondo, sono gioie che Max Biaggi ed Eleonora Pedron si accingono a sperimentare tra pochi mesi.
L’inizio – ahinoi – sarà in salita, ma il campione “vero” è quello capace di emergere dalle difficoltà, più forte di quanto già non fosse prima; il campione del mondo in carica della 250, Marco Simoncelli, avrà – da oggi – l’occasione per dimostrarsi all’altezza delle aspettative che il titolo gli ha cucito addosso. Infortunatosi cadendo sabato pomeriggio alla “Cava”, il paradiso della derapata controllata per Valentino Rossi “and Friends”, Simoncelli dice di aver capito subito che la situazione del suo polso fosse compromessa: “Ho capito che era grave”. Certo, forse il buon Marco non s’immaginava di rischiare di “bucare” l’esordio in Qatar e nemmeno di dover finire sotto i ferri.
A dispetto dei pronostici della vigilia, un GP di Valencia che sembrava poter essere favorevole al talento dell’esordiente Ben Spies si è invece rivelato il Gran Premio della consacrazione di Noriyuki Haga, sostituto del campione del mondo in carica Troy Bayliss in sella alla Ducati e principale candidato a raccoglierne l’eredità. Haga, comunque in testa al mondiale Superbike dopo le prime due uscite stagionali, non aveva ancora fornito una dimostrazione convincente della sua reale forza: i titoli (sui giornali) erano stati tutti per il suo giovane rivale texano, il quale aveva sempre dato l’impressione di poter disporre di una moto molto performante, oltre alla sfrontatezza che è propria dei neofiti ed a quel pizzico di presunzione in pista che hanno solo i campioni.
Nonostante la crisi dell’economia globale, o forse proprio a causa di questa, c’è qualcuno che sceglie di investire ancora – e menomale – denari nelle sponsorizzazioni, anche nel motomondiale. Detto altrove delle difficoltà nel reperimento degli sponsor da parte dell’ex-campione del Mondo ungherese Gabor Talmacsi, per non parlare poi di quelli che hanno rischiato di rimanere addirittura senza moto, appiedati dalla chiusura del reparto corse del loro team di appartenenza (leggasi Marco Melandri con Kawasaki), ecco invece una storia a lieto fine, con protagonisti Hector Faubel e la società di calcio del Valencia.
Come recita l’antico adagio, “Una rondine (ahimè) non fa Primavera”. Ne sa qualcosa il pilota romano Max Biaggi, il più veloce di tutti nella prima giornata di prove (libere) sul circuito di Valencia – dove domenica si correrà la terza gara stagionale del campionato del mondo Superbike – salvo ritrovarsi in diciottesima piazza al termine delle qualifiche del sabato, la cosiddetta Superpole. Il format delle eliminatorie, dunque, ha mietuto un’altra illustre vittima, esaltando invece per la terza volta consecutiva (su tre tentativi) le doti del fenomenale “deb” statunitense Ben Spies su Yamaha. Il 25enne texano ha fermato le lancette sull’1’33″270.
Quando a fare la Storia non sono i duelli tra piloti di diverse marche, o quantomeno di team avversari, ma i conflitti interni ad un solo box, quale potrebbe essere la soluzione più idonea? Ma è chiaro: erigere un muro. Anzi, “il” muro, visto e considerato che questa “moda” – specie dopo l’esperimento vincente effettuato la stagione scorsa in casa Fiat Yamaha con Rossi-Lorenzo – sta prendendo sempre più piede, tanto da aver contagiato anche il colosso HRC (dove Pedrosa, quando tornerà dall’infortunio, vivrà da “separato in casa” con il nuovo compagno Dovizioso) e – buon ultimo – il team Yamaha Tech3.
Qualità o quantità? Il dilemma è annoso, e vede il mondo – specie quello imprenditoriale – diviso in due fazioni: produrre poco, ma bene, nel tentativo di fidelizzare la clientela; produrre molto, gioco-forza meno bene, per vendere molto. Probabilmente la prima di queste è una logica a più lungo termine, mentre la seconda massimizza il profitto “subito”, salvo comportare una ricerca ossessiva di nuovi mercati per garantirsi l’ossigeno necessario alla sopravvivenza. Probabilmente, i produttori dei quattro modelli di casco “difettosi” segnalati da Altroconsumo alla Guardia di Finanza appartengono a questo secondo, famigerato, emisfero.