Motor Show Bologna 2011 bilancio finale

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Tutti i numeri del Motor Show Bologna 2011

A inseguire le prrestazioni su quattro ruote di Andrea Dovizioso e Tony Cairoli. Cogliere le parole dette – e quelle non pronunciate, che lasciano sempre intendere qualcosa che va oltre – di Gabriele Del Torchio, amministratore delegato Ducati che, al Motor Show di Bologna nel corso dell’edizione 2011, c’è stato per presentare una delle ultime arrivate a Borgo Panigale, la nuova Ducati 1199 Panigale Tricolore. 

E noi. Noi eravamo già lì. Sui colli che campeggiano lungo l’Autostrada del Sole a tener d’occhio la Motor Valley Emiliana, filo conduttore di eccellenza e unità nazionale tra i modelli di moto (e auto) che hanno segnato più di un’epoca nel corso dei 150 anni di storia che dicono dell’Italia un solo terittorio. Un solo popolo.

A far di sciabola e fioretto coi ricordi, tra un colpo sferrato dalla malinconica sensazione che qualcosa – qualcuno, Sic, qualcuno – continua a esserci e a mancare. Esserci e mancare. 58 anch’io, nel tributo a Marco Simoncelli: tra il casino e la commozione, Sic, era come sentirlo ripetere in coro. 58 anch’io. E poi.

Poi lì. Ad abbozzare parentesi e ghirigori con la mano, con le mani tra terra e cielo, nel tentativo di seguire le propensioni e le pulsioni di un 2012 su due ruote che dovrebbe riservare le solite, significative novità e concedere forse il lusso di tenere a freno una crisi che affiora ovunque.

Bologna per i centauri è vezzo e svago, contesto in cui le due ruote sono solo uno sfondo tenuto lì a fermentare. Tra una chicane del Dovi e un allungo di Tony, trail motocross del Penn-Rich By Woolrich Freestyle sul circuito della Mobil 1 Arena per moto 250 cc e i proclami di una Ducati che si candida per un posto in prima fila nel corso della MotoGP dell’anno venturo. Perché i test. I test d’inverno sono proteici come un piatto di pasta e fagioli: Del Torchio è ottimista, figuriamoci noi che di mestiere facciamo solo i tifosi sfegatati senza mettere in saccoccia un euro. E poi.

E poi. Tra Abbey Road dei Beatles diventata colonna sonora dell’evento con la copertina appositamente rivisitata e quello smacco dei lavoratori in nero messi lì a pigliar quattro lire; tra le curve di Nina Senicar che vorresti impattare – certe volte – e l’impatto zero di vetture disegnate a prova di ambiente;  tra le anteprime Fiat e il lusso Ferrari, tra i marchi che pennellano a tinteggiate imponenti la via Emilia e il made in Italy. Tra tutto ciò che è reale e che stimola il potere dei sogni a occhi aperti, lo Show dei Motori non ha disatteso le aspettative e si è confermato appuntamento di riferimento di mezzo mondo.

I numeri conclusivi della 36esima edizione descrivono un epilogo che suggerisce quell’immagine là. Delle quattro ruote dei cartoni animati disegnate con occhi e orecchie e una bocca spalancata nel più bel sorriso. Dicono i dati caldi e appena sfornati: 840.000 visitatori nel periodo compreso tra il 3 e l’11 dicembre (lo Show del 2012 andrà in scena dal 7 al 16 dicembre), 60 video prodotti tra quelli on demand e i daily news, oltre 25 mila utenti da 87 nazioni che hanno fruito degli eventi in streaming. E le vetture. 43 vetture in anteprima con la bellezza di sette premiere mondiali e sei europee.

Viatico, palliativo, punto di partenza. Finisce lo show e pare tempo di bilanci. Che sia il modo per rialzare la china, la maniera di aver vissuto un diversivo. Mentre a cascata piovevano – per esempio – i dati sempre peggiori delle immatricolazioni di due e quattro ruote. Mentre – per esempio – ci si prepara alle stangate di gennaio, tra benzina e bolli che impennano.

E impennano. Fino a febbraio sarà impennata sicura. Che poi tanto a febbraio, tra un’impennata e l’altra, impennerà anche ValeRossi su Ducati. Il clima sarà quello pre mondiale. Superbike, poi MotoGP. Conferme e riscatti. Conferme e riscatti con possibilità di riscrivere la storia recente fino al prossimo novembre. Con la MotoGP ancora in archivio e il Motor Show nuovamente alle porte. Bilanci di un anno che va in sella allo show di Bologna: torneremo più ricchi. Torneremo più poveri. Non è dato a sapersi. Quel che è certo è che torneremo. Con la voglia di sempre di stupirci, con l’auspicio sempiterno di alimentare quei quattro sogni che siedono su due o quattro riuote motrici. Spesso, quelle che uno può solo guardare e, al massimo, giusto tocchicchiare quel po’ che si può.

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