L’Italia al lavoro: in moto o a piedi – Eicma 69 edizione 2011

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Preview Eicma 2011: Italia al lavoro a piedi o in moto

E’ il segno del passso dei tempi – di una coscienza ambientale ben più sviluppata nel nuovo millennio – ma anche della crisi economica che avvilluppa la Nazione, l’Europa, il mondo. Ivi compreso il microcosmo familiare di ciascuno. Caro vita e caro benzina incidono anche su come gli italiani decidono di andare al lavoro.

Il risultato di una indagine condotta in occasione di Eicma 69 edizione 2011 da Andrea Carollo, presidente dell’Associazione dei Personal Trainer, è inequivocabile. Trapasso dei contesti, fenomeni culturali in evoluzione ma anche un più terra terra – sempre punto di partenza – caro vita e caro benzina.

Si evince dalle risposte degli interpellati che il mezzo di trasporto più utilizzato per il tragitto casa-lavoro è la moto (23%, meglio se in coppia con un collega o un partner). Aumenta in maniera significativa – seppure la percentuale si attesti ancora al 6% del campione – il dato di coloro che optano per coprire la tratta a piedi: vi è compreso il numero di chi ha la fortuna di abitare vicino al luogo di lavoro ma anche di chi sceglie di colmare i 10 chilometri che separano l’un luogo e l’altro utilizzando solo l’energia prodotta dalle proprie gambe. La media percorsa da chi va a piedi è di 5 km.

La ricerca, il campione, i dati

Il campione di interesse che ha contribuito a definire il dato finale è composto da 800 lavoratori di ambo i sessi equamente distribuiti tra nord, centro e sud Italia la ciu età è compresa tra i 24 e i 60 anni. I risultati raccontano un’Italia motorizzata su due ruote: il 31% degli intervistati afferma di utilizzare moto (23%) o scooter (8%). Bicicletta per il 19% del campione. Ancora e sempre auto per il 24% degli interpellati, anche se si evidenzia una crescita esponenziale (+40%) dell’utilizzo del servizio di car-sharing. Il 17% non abbandona i mezzi pubblici (che pure, in qualche caso, non sono sinonimo di puntualità). Il 6% del campione si muove a piedi, il rimanente 3% ha individuato soluzioni alternative quali navette aziendali o passaggio del collega.

Confindiustria Ancma: il commento

E’ Pierfrancesco Caliari, direttore generale di Confindustria Ancma, a rilasciare le prime dichiarazioni inerenti all’indagine.

“I dati – afferma – non mi stupiscono. Due ruote vogliono dire passione, ma anche, e soprattutto, mobilità all’interno del tessuto urbano. La semplicità con la quale ci si può muovere in tale contesto è evidente. Un esempio è dato dalla possibilità di accedere nelle zone a traffico limitato”.

Non solo: i risultati della statistica pongono anche l’Italia in linea con le nuove direttive internazionali e oltreoceaniche, che vedono Stati Uniti – dove, secondo i dati della Federal Highway Administration, l’amministrazione Obama ha più che raddoppiato i finanziamenti per progetti legati all’uso della bicicletta, delle moto e di mezzi alternativi -, Inghilterra – con i giovani che si spostano prevalentemente in moto o in bici – e Spagna – dove il 18,5% delle persone va a piedi al lavoro – intente a intraprendere un cambio di rotta significativo. Diventeremo mai come l’Olanda, caso sempre meno unico ma ancora emblematicoe sui generis?

Chi e perché in moto?

Le due ruote a motore: perché? Vi sono diverse motivazioni che spingono il cittadino ad affidarsi alla moto quale strumento ideale per recarsi al lavoro. Tra esse: i consumi ridotti (28%), la possibilità di raggiungere più rapidamente il luogo di lavoro con risparmio in termini di tempo (23%), l’opportunità di evitare parcheggi a pagamento (19%), costi di manutenzione minori (16%), possibilità di condividerla in due (11%). Chi sceglie la moto? Soprattutto le giovani coppie (32%), i precari (22,5%), gli impiegati (18%) e gli imprenditori (12,5%).

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