Vederlo così, con la faccia di un bambino spensierato mentre festeggia per un secondo posto che sa non di vittoria ma di trionfo, fa bene allo sport. Perchè quella di Casey Stoner, ragazzino con il talento di un campione, è una storia che, nell’ultimo periodo, ha rischiato di sbiadirsi parecchio.
Vederlo così, gongolante con la sua bottiglia piena di bollicine da schizzare un po’ dappertutto dopo il podio ottenuto all’Estoril, piace tanto. Perchè il lieto fien dell’australiano ci fa dimenticare che per Valentino Rossi è stata una di quelle giornate da mal di testa, per esempio. Ma non solo, e soprattutto non per questo. Piace tanto perchè Casey Stoner, marito uscito da poco dall’incoscienza di un mondo teenager, il piazzamento del Portogallo ha un’importanza fondamentale.
Ha dimostrato innanzitutto a se stesso, cioè alla persona cui doveva risposte urgenti e necessarie, che Casey è uomo fatto e compiuto. Della stessa razza di quelli che affrontano un problema a viso aperto, senza nascondersi mai. Si è detto e si è scritto, a proposito di quello che negli ultimi mesi è stato descritto, e neppure tanto a torto, come il caso-Stoner. E Stoner, quel caso, ha dimostrato di arginarlo, combatterlo, viverlo senza paura.
Aveva bisogno di ritrovarsi, e lo ha fatto per davvero. Prima ancora di essere ciò che fai – in definitiva – occorre essere ciò che sei: solo così, si ha la possibilità di fare qualcosa nel modo migliore. Capita l’antifona, il ragazzino australiano più talentuoso che le due ruote abbiano conosciuto, è andato a recuperare quello che più gli era mancato. Cosa, lo sa solo lui. Per noi, a vederlo da una poltrona di casa, quel che è comparso come per magia è quel sorriso a migliaia di denti che da tempo non gli vedevamo più. Le parole di Stoner suonano come melodia e lasciano trapelare tutto il sapore che garantisce la felicità.
“E’ bello essere tornati competitivi e soprattutto esserlo stati dall’inizio alla fine della gara. Nei primi giri avrei potuto essere più veloce ma ho commesso un piccolo errore, la moto è andata larga e ho perso il piede dalla pedana. Jorge Lorenzo era davvero troppo veloce: ha fatto una gara fantastica. Io comunque sono strafelice, credo di aver provato che decidere di fermarsi ed affrontare una situazione che fisicamente era diventa insostenibile, sia stata la scelta giusta. Sono contento per la mia squadra che ha dovuto a sua volta affrontare un periodo difficile. Ma il mio rapporto con la Ducati è sempre stato forte e saldo. Nelle prossime gare cercherò di fare del mio meglio per me e per il mio team e per preparare la prossima stagione”.
1 commento su “Stoner, la rinascita: “Dedicato a me stesso e alla Ducati””