
Ogni società ha un proprio inizio. Ed ogni società ha un fondatore. Ma esistono poche società in cui il fondatore ha le idee sui propri obiettivi più chiare di quelle del fondatore di Bridgestone.
Anche prima della sua entrata nel mondo dei pneumatici, Shojiro Ishibashi diede prova di essere un imprenditore. Nel 1925, egli fece da pioniere alla produzione di massa di Tabi; una tradizionale industria di calzature giapponese a Kurume City nell’isola meridionale di Kyushu.
Spronato dalla rapida industrializzazione del Giappone, egli condusse delle ricerche sul mercato dei pneumatici e produsse il suo primo pneumatico nel 1930. Nel 1931 Ishibashi realizzò il suo sogno di diventare il primo produttore di pneumatici giapponese, creando la Bridgestone Tire Co. Ltd. Passione di sempre, leadership sul mercato, oggi Bridgestone da vita ad una nuova azienda, Bridgestone Retread Systems NV/SA, in joint con l’italiana Marangoni Tread S.p.A in qualità di partner minoritario.

Chi l’ha detto che gli uomini preferiscono le bionde? Forse è vero al bancone di un pub, quando decidono che la sera è buona per fare bisboccia… Antonio Ricci, per molti un maestro della comunicazione in tv, pensando di capire come “gira il fumo” ha creato le Veline, e le ha fatte una bionda ed una mora. Peccato che non abbia tenuto conto dei gusti del miglior pilota italiano del motomondiale… A Valentino Rossi, infatti, piacciono le rosse. Anzi, “la” Rossa. Ma attenzione: non stiamo parlando della rossa di Borgo Panigale, la Ducati, con la quale pure c’erano stati degli ammiccamenti alcune stagioni or sono. Stiamo parlando della Ferrari, marchio dell’automobilismo sportivo capofila della “rivolta” che sta andando in scena in questi giorni nel mondo della F1.
“Quando finisce un amore”, cantava Riccardo Cocciante, “Ti senti un nodo alla gola/un buco nello stomaco” e così via. Come potremmo definire, allora, la storia tra Troy Bayliss ed il motociclismo, anzi nello specifico la storia tra l’australiano campione del mondo in carica della Superbike e la “sua” Ducati? L’unica definizione calzante, l’unica possibile, è Amore. Un amore così grande che, nonostante il ritiro dello scorso autunno (stagione ideale per i ritiri: i colori di una natura che si prepara al letargo dell’inverno e la pioggia, che cade in quel periodo più di sovente, non vi fanno immalinconire?), Troy non ha saputo resistere tanto tempo lontano dall’odore dell’asfalto, ed ha perciò deciso di tornare a Borgo Panigale per aiutare il team SBK nel lavoro di sviluppo.
Il campionato mondiale Superbike approda a Monza per la quinta prova (su un totale di 14) della stagione evidenziando già alcune certezze, sebbene di certezze forse sarebbe meglio non parlare perché siamo solo a maggio e – ora di ottobre – c’è tutto il tempo per stravolgere i pronostici. Le certezze, in realtà, sono solo due. Ma sono tanto evidenti da rappresentare una seria ipoteca sul proseguimento della stagione. La prima è lampante se soltanto ci soffermiamo a leggere la classifica del mondiale piloti: domina saldamente il giapponese Noriyuki Haga su Ducati, con buon pace dei rivali già distanti almeno 60 punti.
Un grande vincitore (Lorenzo), un pilota capace di porre le basi per il proprio ritorno nell’Olimpo dei protagonisti dopo gli ormai noti problemi fisici che ne hanno condizionato il rendimento (Pedrosa), un talento poco abituato a terminare secondo, ma comunque soddisfatto del proprio bilancio in termini di classifica mondiale (Valentino Rossi) sono il bilancio delle prime due tappe del MotoGP, e specialmente del dopo-Motegi. Ma gli altri? A scorrere l’elenco dei potenziali favoriti, restano da tenere in considerazione ancora 3 nomi: quelli di Casey Stoner, Nicky Hayden e Loris Capirossi. Vediamo insieme i loro primi bilanci e le ambizioni in chiave Jerez.
Forte del debutto con il botto di Losail, quando si piazzò primo al termine di una lunga fuga solitaria come non gli capitava dai bei vecchi tempi del mondiale (vinto) 2007, Casey Stoner è pronto a dare battaglia anche sul circuito giapponese di Motegi, che pure non lo ha mai visto brillare granché. Fatta eccezione per il titolo conquistato nella terra del Sol Levante, infatti, il centauro australiano non è mai riuscito ad andare oltre il secondo gradino del podio (2° nel 2003 in 125, 3° nel 2005 in 250, 2° nel 2008 in MotoGP), quando non ha terminato la gara addirittura nelle posizioni di rincalzo.
È un Casey Stoner pragmatico quello che si presenta in sala stampa al termine della prima, trionfale, cavalcata stagionale messa a segno sul circuito “amico” di Losail, Qatar: “È stato sicuramente un buon modo di cominciare – ha spiegato Stoner, riferendosi alla gara senza storia conclusa con ben 7” di vantaggio sul rivale Valentino Rossi – ma anche lo scorso anno successe la stessa cosa, e poi… Quindi meglio non essere troppo fiduciosi: dobbiamo solo continuare a fare del nostro meglio”. Ma già una prestazione del genere di quella ammirata lunedì sera può essere soddisfacente, specie alla luce dei problemi fisici che affliggono da qualche tempo l’australiano della Ducati.
La pioggia caduta sul circuito di Losail (Qatar) in questa mattina di Pasquetta, è ben più insidiosa rispetto a quella che ieri ha costretto gli organizzatori ad annullare il Gran Premio della categoria MotoGP. È infatti una pioggia di polemiche, quella che si sta abbattendo su tutta la struttura “dirigenziale”, anzi una vera e propria grandinata, a giudicare dall’intensità dei colpi, degli strali lanciati dai due piloti più carismatici del lotto dei partenti: i grandi rivali Valentino Rossi e Casey Stoner, per una volta in assoluta ed incondizionata sintonia d’intenti.
Per un Valentino Rossi molto carico e fiducioso circa il buon esito del prossimo campionato del mondo, c’è un Casey Stoner, suo rivale, che certo non si rassegna alla prospettiva di prendere “paga” ad ogni Gran Premio, anzi rilancia candidandosi con convinzione al ruolo di antagonista se non proprio di favorito nella corsa al titolo. La stagione che scatta domenica prossima dal Qatar, vedrà ai nastri di partenza una Ducati determinata e – soprattutto – più matura di quanto non sia stata fino ad ora. Per non parlare del suo pilota di punta, Stoner appunto, fiducioso di aver imparato la lezione con le cadute dello scorso campionato e convinto di poter vincere la “guerra di nervi” lanciatagli da Rossi, anche con l’ausilio di una moto straordinaria.
A dispetto dei pronostici della vigilia, un GP di Valencia che sembrava poter essere favorevole al talento dell’esordiente Ben Spies si è invece rivelato il Gran Premio della consacrazione di Noriyuki Haga, sostituto del campione del mondo in carica Troy Bayliss in sella alla Ducati e principale candidato a raccoglierne l’eredità. Haga, comunque in testa al mondiale Superbike dopo le prime due uscite stagionali, non aveva ancora fornito una dimostrazione convincente della sua reale forza: i titoli (sui giornali) erano stati tutti per il suo giovane rivale texano, il quale aveva sempre dato l’impressione di poter disporre di una moto molto performante, oltre alla sfrontatezza che è propria dei neofiti ed a quel pizzico di presunzione in pista che hanno solo i campioni.