Forse i campioni li si riconosce proprio in questa maniera: quelli, cioè, che nel momento di difficoltà o appena dopo un rodaggio veloce, riescono a dare il meglio di sè e ribaltare ogni dato oggettivo. L’oggettività in questione portava a dire che per Marco Simoncelli, l’esperienza in superbike fosse un bel biglietto turistico da aggiungere alle proprie conoscenze personali. Non ci si aspettava chissà che, salvo la proposizione del suo infinito potenziale.
Out alla fine della prima gara di Imola di fronte a quasi settanta mila spettatori, e grandissimo terzo alla fine della seconda. Il podio è garantito: prova straordinaria di Simoncelli, bravo a recepire gli errori della prima prova e metterli subito in cascina. Per non ripeterli più. A condurre le danze uno spettacolare Michael Fabrizio, in grado di mettrli tutti in fila e migliorare la terza posizione della prima manche: l’italiano è impeccabile e chiude in testa tenendo dietro la furia di Noriyuki Haga che, complice la giornata pessima di Ben Spies (fuori dal podio in entrambe le circostanze), è tornato leader del campionato. Ora il giapponese guida con 391 punti contro i 388 del texano.


La SBK comincia sotto i migliori auspici e, in attesa di Valentino Rossi e della Ferrari, in questa giornata all’insegna dei motori, si può cominciare a fare festa.
1. Biaggi (ITA) Aprilia 1’59″982
E’ andato tutto per il meglio e Noriyuki Haga, pilota giapponese del Ducati Xerox Team e attuale leader del Mondiale Superbike, può considerare l’intervento perfettamente riuscito.

Si è disputata la nona prova del mondiale Superbike, che ha fatto tappa a Donington Park in Gran Bretagna, e le notizie sono assolutamente confortanti per gli italiani e per tutti i tifosi di Max Biaggi.
Messa in archivio la prima delle due prove di Superbike a Misano Adriatico con la bella vittoria di uno Spies indemoniato e capace di tenerli tutti dietro, la seconda manche di categoria regala una serie di emozioni mozzafiato.

Mai avremmo pensato di scrivere una notizia del genere, e non perchè Max Biaggi, oramai proiettato in Superbike e più distante dai riflettori della notorietà che garantisce la MotoGp, non faccia più notizia.
“Quando finisce un amore”, cantava Riccardo Cocciante, “Ti senti un nodo alla gola/un buco nello stomaco” e così via. Come potremmo definire, allora, la storia tra Troy Bayliss ed il motociclismo, anzi nello specifico la storia tra l’australiano campione del mondo in carica della Superbike e la “sua” Ducati? L’unica definizione calzante, l’unica possibile, è Amore. Un amore così grande che, nonostante il ritiro dello scorso autunno (stagione ideale per i ritiri: i colori di una natura che si prepara al letargo dell’inverno e la pioggia, che cade in quel periodo più di sovente, non vi fanno immalinconire?), Troy non ha saputo resistere tanto tempo lontano dall’odore dell’asfalto, ed ha perciò deciso di tornare a Borgo Panigale per aiutare il team SBK nel lavoro di sviluppo.