
La Speedmaster di Triumph non è certo una motocicletta che maschera la sua vocazione né le sue intenzioni. All’aspetto rilassato tipico delle linee morbide delle cruiser, abbiamo aggiunto un’abbondante manciata di carattere. Il risultato è una moto dal look deciso e dal carattere forte, che si esprime anche grazie ai silenziatori “slash cut”, al motore nero e ai cerchi in lega.
La Speedmaster esalta le prestazioni del suo motore bicilindrico parallelo da 865cc a iniezione elettronica, raffreddato ad aria, con manovellismo a 270º, in un esclusivo stile “hot rod” anni Sessanta. Il tachimetro montato sul serbatoio, i tubi dei freni in treccia, i doppi dischi anteriori e il manubrio dritto sono una ulteriore conferma che questa moto, oltre a essere bella da guardare lo è anche da guidare.
Il sogno di ogni motociclista? Probabilmente generalizzare è sbagliato: esiste infatti un sogno per ogni genere di centauro, dalla Harley Davidson tanto desiderata dai nostalgici al giubbotto imbottito per coloro che si muovono in città, specie in inverno; dai guanti, morbidi eppure sufficientemente rigidi da garantire la sicurezza dell’arto in caso d’impatto, fino ad arrivare al casco. Ecco, il casco: c’è chi lo vuole integrale e chi apribile, chi retrò e chi invece ultramoderno. Alla fine, quello che conta è sicuramente il fatto di indossarlo in ogni occasione, anche per andare semplicemente in piazza a comprare il pane di prima mattina. Nolan, però, ha approntato una soluzione buona a soddisfare un po’ tutti i palati.
Il motociclismo non è uno sport in cui sia possibile entrare a gamba tesa: lo impone una legge fisica, lo suggerisce il buonsenso, lo conferma l’esperienza. Ma una volta spenti i motori, si sa, cominciano le polemiche, specie quelle nei confronti di chi si è macchiato di scarsa cavalleria nei riguardi della concorrenza. Bene, in tutta onestà siamo convinti che la polemica ci stia, anzi sia il sale dello sport (specie per le vendite dei quotidiani), ma siamo altresì certi che i toni possano rimanere civili ed i concetti passare comunque. Spiace constatare come, dopo la gara del Qatar, non sia stato così.
È un Casey Stoner pragmatico quello che si presenta in sala stampa al termine della prima, trionfale, cavalcata stagionale messa a segno sul circuito “amico” di Losail, Qatar: “È stato sicuramente un buon modo di cominciare – ha spiegato Stoner, riferendosi alla gara senza storia conclusa con ben 7” di vantaggio sul rivale Valentino Rossi – ma anche lo scorso anno successe la stessa cosa, e poi… Quindi meglio non essere troppo fiduciosi: dobbiamo solo continuare a fare del nostro meglio”. Ma già una prestazione del genere di quella ammirata lunedì sera può essere soddisfacente, specie alla luce dei problemi fisici che affliggono da qualche tempo l’australiano della Ducati.
La pioggia caduta sul circuito di Losail (Qatar) in questa mattina di Pasquetta, è ben più insidiosa rispetto a quella che ieri ha costretto gli organizzatori ad annullare il Gran Premio della categoria MotoGP. È infatti una pioggia di polemiche, quella che si sta abbattendo su tutta la struttura “dirigenziale”, anzi una vera e propria grandinata, a giudicare dall’intensità dei colpi, degli strali lanciati dai due piloti più carismatici del lotto dei partenti: i grandi rivali Valentino Rossi e Casey Stoner, per una volta in assoluta ed incondizionata sintonia d’intenti.

Per un Valentino Rossi molto carico e fiducioso circa il buon esito del prossimo campionato del mondo, c’è un Casey Stoner, suo rivale, che certo non si rassegna alla prospettiva di prendere “paga” ad ogni Gran Premio, anzi rilancia candidandosi con convinzione al ruolo di antagonista se non proprio di favorito nella corsa al titolo. La stagione che scatta domenica prossima dal Qatar, vedrà ai nastri di partenza una Ducati determinata e – soprattutto – più matura di quanto non sia stata fino ad ora. Per non parlare del suo pilota di punta, Stoner appunto, fiducioso di aver imparato la lezione con le cadute dello scorso campionato e convinto di poter vincere la “guerra di nervi” lanciatagli da Rossi, anche con l’ausilio di una moto straordinaria.


Ci sono notizie tanto belle, tanto entusiasmanti, che anche a volerle tacere in ossequio ad un’esigenza – più che legittima – di mantenere protetta la propria privacy… Beh, esse proprio non riescono a rimanere dentro, nel cuore, ma “devono” essere esternate. Cosa c’è di più bello ed emozionante della nascita di un figlio, specie se primogenito? Le carezze al ventre della compagna, l’orecchio teso a sentire se il pargolo tira i primi calci, o forse solo a sentirselo già vicino come si vorrebbe che rimanesse quanto più a lungo possibile, l’entusiasmo nell’allestimento del lettino e del corredo di abbigliamento. Sono tutte gioie più grandi anche rispetto a quella che può donare il trionfo in un campionato del mondo, sono gioie che Max Biaggi ed Eleonora Pedron si accingono a sperimentare tra pochi mesi.
L’inizio – ahinoi – sarà in salita, ma il campione “vero” è quello capace di emergere dalle difficoltà, più forte di quanto già non fosse prima; il campione del mondo in carica della 250, Marco Simoncelli, avrà – da oggi – l’occasione per dimostrarsi all’altezza delle aspettative che il titolo gli ha cucito addosso. Infortunatosi cadendo sabato pomeriggio alla “Cava”, il paradiso della derapata controllata per Valentino Rossi “and Friends”, Simoncelli dice di aver capito subito che la situazione del suo polso fosse compromessa: “Ho capito che era grave”. Certo, forse il buon Marco non s’immaginava di rischiare di “bucare” l’esordio in Qatar e nemmeno di dover finire sotto i ferri.